• Home
  • -
  • Dalle Categorie
  • -
  • Stop a servizi aggiuntivi in lavanderie self service: il Consiglio di Stato dà ragione a Confartigianato
19 Agosto 2024

Con la sentenza n° 06007/2024, il Consiglio di Stato dà ragione a Confartigianato e sancisce non solo il ruolo del responsabile tecnico per operare nel settore della cura professionale del tessile, ma anche quello fondamentale delle associazioni di categoria come Confartigianato nella tutela dei diritti delle imprese associate.

È stata una lunga battaglia, iniziata nel 2017, per cercare di porre un argine al fenomeno delle lavanderie self-service che erogano impropriamente servizi di manutenzione dei capi che, per legge, non possono essere inseriti in un servizio a gettoni e che comunque prevedono la designazione e la presenza di un responsabile tecnico ai sensi della legge 22 febbraio 2006 n. 84.

Il Consiglio di Stato, decidendo in via definitiva sul ricorso della Confartigianato Imprese Veneto verso una lavanderia self-service che erogava anche il servizio di stireria a fronte di una Scia prima rilasciata e, poi, ritirata da parte del Comune in cui operava, ha dato definitivamente ragione a Confartigianato.

La vittoria arriva dopo una pressante azione di Confartigianato e Cna verso Unioncamere, ANCI e l’allora ministero delle Attività Produttive. Azione che aveva portato ad alcuni risultati concreti come la scissione dei Codici ATECO tra lavanderie tradizionali e self-service, l’introduzione di un alert da parte delle Camere di Commercio sulla presenza del responsabile tecnico in fase di iscrizione di una attività ed una circolare ministeriale.

Passaggi importanti ma che non erano risultati risolutivi dato che il malcostume proseguiva.

Per questo Carlo Zanin, presidente nazionale di Confartigianato Pulitintolavanderie sino al 2020, ha deciso di inviare una diffida al suo Comune dove, da anni, operava una lavanderia self-service che erogava alla luce del sole il servizio di stiro in assenza di responsabile tecnico. L’intenzione era difendere il principio che la legge va rispettata e che i Comuni hanno il dovere di controllare ed eventualmente intervenire nei casi di abuso di professione. Un iter impegnativo che ha portato a una prima sentenza, a un ricorso sino alla sentenza definitiva del Consiglio di Stato che stabilisce che chi vuole operare nel nostro settore deve avere i requisiti previsti dalla legge n°84 del 2006.

Altre notizie